venerdì 14 novembre 2014

Fear

Stai attenta bambina mia, stai camminando su di un terreno scivoloso e finirai per scontentare qualcuno.

La paura è un mostro dalle fauci enormi e dalle zanne affilate, è un uomo dagli occhi scuri e dalle parole suadenti che ti invita a ballare al centro di un branco di lupi ben sapendo che ti sbraneranno. La paura è Abe che - di nuovo - mette da parte la mia vita - senza chiedere ' per un bene superiore, sacrificandomi, sacrificandoci, come se fossimo solo carne da macello.

La paura è una donna - Nicole - che sputa parole fatte di veleno e dolore che hanno un senso perfettamente compiuto - Avete smesso di raccontarvi la favola del 'non ci siamo mai toccati'?


Ho già fatto i miei mille passi, troppi per poter tornare indietro e tutti mi hanno portata verso di lui.

La paura è Owen che torna nella radura avvolta dalla notte che promette di sparire e poi non fa altro che confermare l'appartenenza di due anime che si sono combattute troppo a lungo per rendersi poi conto che non può esserci un vincitore. Hanno accettato di soccombere insieme al proprio istinto animale, al proprio amore. Due anime che si sono cercate, incontrate e amate in ogni vita e sempre continueranno a farlo.

La paura è lo sguardo di Lijun, uno sguardo che ha visto la morte da vicino ma che ha in se una forza tale da poter smuovere le montagne. Se solo non fosse una donna, se solo non fosse così piccola.

La paura è la guardia che protegge Sebastian, è Sharon nascosta sul proprio Skyplex e che - forse - mi aspetta ancora, è Jordan che sfida le regole e bussa alla mia porta dopo aver affrontato la pioggia.

La paura sono Seven Hills e il Core. La paura, quella vera, è Koroleva che a breve rimarrà delusa e mi vedrà come una nemica, frutto di un sistema corrotto quanto il proprio che affonda un pianeta per un tornaconto.
La paura è trascinare Owen con me in questa follia.


In bilico su di una lama sottile.

La paura sono le braccia di Owen. Owen che mi stringe e resta sveglio tutta la notte spaventato quanto me. La paura sono quelle domande che entrambi ci poniamo nel silenzio di respiri che si intrecciano. - Quanto ci resta ancora da vivere? Quanto ci resta da stare insieme? - Quella richiesta muta di protezione che non possiamo avere ma che ci ostiniamo ad ostentare, nonostante il battito di due cuori - diventati uno - che aspettano la propria condanna.

La paura sono io, i miei gioielli e le mie sete, i miei tagli e le notti in bianco. La paura è quella forza che mi spinge ad essere quella che sono nonostante tutto, nonostante nulla sembri essere come dovrebbe eppure tutto resta al proprio posto.


Io ho paura e per questo andrò avanti.

venerdì 31 ottobre 2014

Black Heart

Black, black heart why would you offer more

L'immagine di Owen rannicchiato contro la parete nella sua stanza illuminata come se fosse mattina mi perseguita ormai da qualche ora. Non sono riuscita ad addormentarmi, non ci riesco mai. La nausea mi assale quando meno me lo aspetto ed io maledico ogni singolo goccio di vino che ho bevuto e che non riesco più a sopportare, eppure, senza di esso, non riuscirei a reggere tante altre cose. Ogni volta che chiudo gli occhi quell'immagine spaventosamente reale si confonde con altre meno nitide ma più dolci: una mansarda, un cerchio di sale, un nastro rosso e fili d'erba, fili d'erba che ogni volta che sfioro diventano di fuoco e bruciando mangiano la mia pelle. Riapro gli occhi, e l'immagine di Owen rannicchiato torna a perseguitarmi, o forse è quella di Nicole?
Mi rigiro e mi metto seduta sul letto sfibrata dall'insonnia e dal dolore, lui dorme finalmente, o almeno ci prova, mi ci è voluto parecchio per farlo crollare. Si agita nel sonno, vorrei proteggero anche li, ma non posso, non riesco a salvarlo nemmeno da me stessa. Il mio cortex vibra, mi alzo per raccoglierlo, leggo il nome e per un momento non vorrei rispondere, ma alla fine cedo. Abbandono completamente Owen in favore delle vetrate, apro la finestra e la oltrepasso, l'erba fresca mi provoca un brivido che sale lungo il corpo.


Why would you make it easier on me to satisfy
Sugar!

La voce di Rowan arriva dritta dritta alle mie orecchie come se fosse una doccia ghiacciata. Da quanto non rispondo ad una sua chiamata?

Ehi..

Da troppo.. da quando quella piccola anima è morta ed io l'ho cacciato dalla casa bianca con il pavimento nero.

Che bello risentirti, pensavo che non...

Dimmi.

Sono in città, pensavo che una sera di queste... mi manchi, Sugar, non hai mai fatto così, ci eravamo fatti una promessa, ricordi?

Abbasso gli occhi su di un anello che non c'è più, su di un cuore blu che vive solo nella mia mente. Ultimamente le promesse si sprecano e romperle è facile quasi quanto farle. Quella soddisfazione rassicurante che provai nel vederlo andare via è sepolta nel mio cuore e nella mia mente ricordandomi che, infondo, volevo proteggere me, volevo proteggere lui, volevo proteggere entrambi.


I'm on fire, I'm rotting to the core

Non puoi più essere nemmeno un cliente, Raggio di Sole. Scusami, ora devo andare.

Riattacco la telefonata, la mia fiducia in lui è andata a farsi benedire da un po, quando una convivenza nascosta mi ha costretta a tagliare completamente i ponti. Come può qualcuno che è in grado di scoprire la verità lasciarsi ingannare da una bugia? Per un momento ho voglia di urlare, fuggire, piangere, qualsiasi cosa pur di liberarmi da questo peso, ma invece non faccio nulla, mi tengo i miei pensieri e il mio cuore ferito che resta silente nel mio petto.
Il tradimento è un tarlo costante nella mia mente, ha strappato via l'ultimo barlume di speranza e di fiducia verso gli altri mentendomi, a discapito di chi, invece, è sincero e cerca di combattere il mio non voler essere amata.
Ritorno in camera, dalle lenzuola la mano destra di Owen fa capolino e con essa il tatuaggio "Light shall shine..", abbozzo un sorriso, titubante, insicuro - Out of darkness - mi scopro a mormorare. Ho promesso davanti agli dei.

I'm eating all your kings and queens

Nicole è stata picchiata in lavanderia, mi ha detto Owen, ha sofferto, ha paura del buio ed io,  paradossalmente, ho paura di lei, dei suoi occhi, di quel sorriso che nonostante le botte riaffiora sempre e della sua anima che infondo è sempre stata pura, molto più della mia.
Mi torna in mente Jordan, il suo profumo, che darei per riabbracciarla anche solo per un attimo - tu sai di buono - mi dice, me lo ripete sempre - hai avuto le palle di raccontare tutto a quel giornale - ad avercele avute, le palle, mio padre si sarebbe fermato alla prima violenza.
Nicole, Jordan, Gustav.. fantasmi in una lattina sulla quale non posso più mettere piede, dove a regnare indisturbata c'è Sharon. Quella stessa Sharon che mi dice che le manco e che manca anche a me, ma in maniera differente. Improvvisamente tutte le nostre discussioni, le gelosie, le ripicche, mi sembrano incredibilmente futili.

Perchè non puoi semplicemente dire di no?

Vorrei gridarlo, vorrei far rimbalzare questa domanda contro Owen pur di ottenere una risposta che so già che non mi piacerebbe, che sarebbe quella sbagliata per me.
Noi accompagnatrici siamo le amanti del crepuscolo, quando il sole cala e la notte comincia ad allungare le proprie ombre buie nascondendo le verità scomode avvolgendole con la propria oscurità, siamo li, segreti da celare al mondo intero.
Ma io ho promesso davanti agli dei, resterò qui, non fuggirò di nuovo... in una luce che brillerà oltre l'oscurità, e mentre me lo ripeto torno a letto, accanto a lui. Qualunque cosa accada.


All your sex and your diamonds



domenica 19 ottobre 2014

Out of darkness

Safeport

Non ho mai amato il buio, mi ricorda la mia camera, quando ero bambina, e attendevo l'arrivo di mio padre con la stessa paura di chi si aspetta di vedere un mostro uscire da sotto al letto.
Non ho mai amato il buio e tutt'ora continuo ad odiarlo.
La jeep salta ad ogni buca che incontra su quella strada poco asfaltata nascosta al mio sguardo. La voce di Klaus cerca di essere rassicurante quando mi dice di essere quasi arrivati, eppure la benda sui miei occhi mi fa sentire inerme, troppo.
Buio anche in questa casa, mentre avanzo nel corridoio con il solo aiuto del crucco che mi impedisce di cadere. Poi una voce, quella di Philip, demoralizzata e sofferente, e poi delle braccia, quelle di Hoggs che mi stringono dopo tanto tempo di assenza, un abbraccio che non ricambio ancora immersa in quel buio che mi impedisce di tranquillizzarmi.
Una mano afferra la mia destra, un'altra mi cinge la vita. Un tango che ho già fatto, che ho già ballato un tempo, un tempo talmente lontano che sembrerebbe non essere mai esistito.
Klaus leva la benda e davanti ai miei occhi il volto di Lars prende forma, un volto diffidente ma allo stesso tempo sollevato.
Vuole un aiuto da me, io voglio delle risposte e alla fine della serata nessuno dei due ha ottenuto molto più di quanto non avesse già.
Comincio a credere che quello che c'è stato sia stato solo un sogno, nient altro eppure mi sorprendo a sperare che non sia così.

Era la mia famiglia.

Era...allora perchè sei venuta qui?

Philip me lo chiede e vuole una risposta, potrei dirgli milioni di cose, potrei dirgli che una famiglia si protegge, che una famiglia si perdona, ma a dire la verità non posso farlo, non finchè non avrò avuto la mia verità, opto per la risposta più sincera che riesco a trovare.

Perchè non posso comunque smettere di volergli bene.



Seven Hills

E vorrei imparare ad imitarti, a fare del male come sai.

Altra sera, il buio mi avvolge comunque ma questa volta non è una benda a coprirmi gli occhi, questa volta è tutto quello che succede intorno a me. Il Core sotto attacco, l'edificio della Blue Sun in pezzi, New London...persone, volti, nomi, voci, si rincorrono nella mia mente, eppure io sono lontana, in una camera d'albergo con Owen che mi urla contro, che mi urla contro per Sharon, ovviamente, Sharon che ha picchiato Nicole, che non ha retto nuovamente allo stress di un nostro litigio e che ancora una volta ha calcato la mano sulla violenza di cui è capace prendendosela con chi non c'entrava nulla. Sharon che io non posso perdonare.
Ma Owen continua a buttarmi addosso una frustrazione che ormai si porta dietro da mesi ed io, io, io vorrei solo fuggire, di nuovo.

Correrei a salvarti, correrei a parlarti, a consolarti, niente più dolore
Correrei a fermare il tempo e con lui le sue torture

Sai qual'è il problema, in realtà? Fai sentire ognuno.. speciale. La dove la maggioranza crede che tu tenga lontane le persone perchè non ti interessa, in realtà è il contrario.. ti interessano. Tutti. Solo che nessuno sa degli altri... eppure tutti, allo stesso tempo, lottano per te e credono, ingenuamente, di essere gli unici a farlo per la tua vita. Per la tua fiducia ed il tuo affetto. Io non ti ho mai chiesto niente, Daphne. Non ti ho mai chiesto di essere mia per sempre, non ti ho mai chiesto di amarmi ne di essermi devota. Non ti ho mai chiesto di sacrificare qualcosa per me. E questo, te lo dico sinceramente, mi ha fatto credere di essere l'unico. Non nella visione romantica di ciò che dovrebbe significare. Mi hai avvicinato, più che altro, all'idea di una famiglia. Il branco. Ma tu non sei la Lupa del mio branco: lo sei di molti altri. Perchè in tanti ti venerano, in tanti ti adorano. Ma quante di queste persone ti vuole bene, D.? Bene davvero?

Penserei ad un male che non ci ferisca mai
Penserei ad una scusa che non ti deluda mai

Per un attimo ho paura, ho paura che vada via, che scivoli dalle mie mani come sabbia. Eppure dovrei essere felice, era questo che volevo, allontanarlo, mandarlo via da me e non farlo più tornare, ma ora che sono in bilico sul filo di un rasoio vorrei solo afferrarlo.
Le sue parole sono pugnalate al cuore, violenti affondi che mi fanno mancare il fiato e sanguinare, ma sono solo la diretta conseguenza delle mie, che tante volte l'hanno ucciso.
Costringo il mio istinto a morire, costringo il mio istinto a rimanere fermo, immobile, a spegnere la sua fiamma, questa volta deve andare via, questa volta io non lo fermerò.
Ma lui non va via, lui resta, resta questa notte come ha fatto in passato, resta ancora, e ancora...resta con me ed io con lui come due anime che si fanno compagnia.

Correrei da te e ti stringerei senza scappare mai più


Until the day I die.




sabato 11 ottobre 2014

Run Away

Sei sicura di volerlo fare? 

Prometti che non glie lo dirai prima che faccia giorno?

Promesso... Abbi cura di te.

Abbraccio Molly sbrigativa, sussurro un 'grazie' tra le labbra, lei mi ascolta ma non parla. Tiro su la zip della felpa fino al collo, alzo il cappuccio, copro i capelli neri, e finalmente osservo Horyzon che si staglia al di la dello spazioporto, la sua fiumana di gente e auto, viste da li così incredibilmente piccole e insignificanti formiche laboriose che riempiono le strade.
Raccolgo il mio borsone, tanti anni di viaggio e non mi ha mai abbandonata. Quando sono partita avevo con me solo la disperazione e l'amore con cui Will proteggeva entrambi, adesso che torno a casa ho un bagaglio in più e tante emozioni in meno. Dovrei provare sensi di colpa, paura, tristezza...eppure è il sollievo quello che sento.
Scendo dalla nave senza voltarmi indietro lasciando il passato ale spalle e Will che dorme tranquillo immaginandomi al suo fianco come sempre. Potrei rimanere con lui, per sempre, ma vado via.


Perchè fuggi?

Rowan mi stringe tra le sue braccia in quel letto che è troppo grande anche per uno come lui. Mi accarezza le spalle mentre io, in silenzio, riposo sul suo petto lasciandomi cullare dal battito del suo cuore. Sappiamo entrambi che presto andrà di nuovo via, nonostante le promesse, nonostante l'anello, nonostante la morte di sua figlia.

Vieni con me, sposiamoci, quella casa sull'albero che sognavamo... non è troppo tardi Sugar, lascia la Shouye, fuggi con me. Saremo una famiglia.. ci saranno altri bambini...


Il cuore mi si blocca, la gola viene stretta in una morsa che mi impedisce di respirare ed io avverto il dolore persistente di una tragedia che non può essere sostituita come un paio di scarpe. Osservo Rowan come se lo vedessi per la prima volta. Ancora sollievo, rassicurante compagno di una vita passata a fuggire.


Credo che dovresti andare, Rowan. Il mio posto è qui.



Perchè fuggi?

Sharon mi guarda in attesa di una risposta. Ti amo, mi dice. Ti amo, vorrebbe che le dicessi. La mia mente analizza varie risposte, nessuna sembrerebbe essere quella giusta, non certo 'anche io mi amerei'. Mi limito ad osservarla, un lungo sguardo, la mia amante attende.



Provo qualcosa di molto forte per te.

Non è la risposta che stava aspettando, non le piace, si maledice. Lo sapeva, aggiunge, mi chiede se l'ho fatto solo per la posizione che ricopre. Rispondo di no. Lei non riesce a calmarsi, ha il cuore a pezzi di chi ha puntato tutto e non ha ricevuto in cambio nulla. 

Lasciami sola.


Mi alzo alla sua richiesta, mi sento quasi sollevata, sollevata dalla verità che ho potuto dirle, sofferente per non riuscire a provare quello che vorrebbe. Magari, un giorno, sarà lei ad insegnarmi cosa vuol dire amare.


Perchè fuggi?

Quando incontro Eddie al parco dopo così poco dal nostro ultimo incontro so, ne ho la certezza schiacciante, di aver fatto un passo più lungo della mia stessa gamba. Mi aspettavo il suo sguardo indagatore, offeso, ferito, quello che avrebbe gelato il fuoco, invece no, non chiede spiegazioni, si limita a scuotere la testa. 

Mi sono svegliato, non c'eri. Direi che il messaggio è stato chiaro.

Non è arrabbiato. Mi conosce più di quanto io stessa voglia. è come se nemmeno i miei pensieri rimangano nascosti in sua presenza. Vorrei dirgli tante cose, che scappare è stata la scelta sbagliata, che l'ho fatto per Jordan -rifilandogli una bugia- nascondendo, invece, quanto io sia stata combattuta prima di andare via, prima di lasciarlo li quando il mio corpo e la mia mente non avrebbero chiesto altro che restare. Quando ho varcato quella soglia uscendo dal mio stesso appartamento ho provato sollievo.


Perchè fuggi?

Non fuggire via da me.


Gustav mi tiene le mani, la sua non è una richiesta, è una supplica. Nicole mi scrive che tornerà, che non ha intenzione di mollarmi nemmeno se fossi io stessa a chiederglielo ed io vorrei difendere entrambi da ciò che sono, non vogliono. L'intervista è ormai andata, un ricordo che non può essere modificato, Pasha è morto, non sono più stata venduta, non rischio più nulla, adesso posso andare. 
Owen mi abbraccia dopo ore passate a parlare e a bere, sento il suo respiro caldo sulla nuca mentre riposa cullato da Morfeo lasciandomi ad un'altra notte insonne. Non lo sa ma ho preparato il mio borsone, il mio compagno di viaggio, contiene il minimo indispensabile ma me lo farò bastare.
Scosto la mano di Owen dai miei fianchi e la poggio delicatamente sul materasso mentre scivolo via per infilare una  maglietta e un pantalone, è quasi ora.
Mi avvio verso la porta recuperando il bagaglio, esco di casa e so che alla fine del vialetto, sulla sua moto nera, Will mi attende. 

Sapevo che saresti tornata da me.


La sua rabbia violenta, il suo odio e quell'amore malsano che riversa su di me si fanno strada nella mia mente. Non ho paura, io provo i suoi stessi sentimenti. Mi offre la mano per aiutarmi a salire, per un momento tentenno, mi manca qualcosa. Ci impiego poco ad accorgermene, il sollievo, quello che ho sempre provato fuggendo non c'è. Non riesco a comprenderne la motivazione, poi mi volto verso casa e capisco. 

Non posso più venire.


Un lampo furioso che tanto conosco brilla nei suoi occhi. Un giorno sconterò le mie pene per averlo abbandonato, per essere fuggita via lasciandolo solo con un pugno di promesse non mantenute ma quel giorno è ancora lontano.

Non resterai li per sempre. Fuggirai di nuovo, piccolo fiore, e spezzerai il cuore ai tuoi amici, lo sappiamo entrambi.

Lo so, ma non adesso. Hanno puntato troppo su di me.


Non cerco di convincerlo del contrario, di dirgli che invece resterò qui, su Horyzon, che non fuggirò di nuovo, vorrebbe dire mentire e con lui non ha mai funzionato.
Rientro con il borsone in casa, ritorno sul letto, Owen non si è mosso.
La sensazione che stavo cercando poco prima compare debole nella mia mente non appena lo osservo: questa volta il sollievo non è la fuga.

sabato 27 settembre 2014

Like a lone wolf ... with a pack

Cómo decir que me parte en mil las esquinitas de mis huesos


Mi avevano detto che morire è dolce come sognare, che allontana il dolore rendendolo vuoto, inutile.
Quando Owen mi ha ritrovata in una pozza di sangue in quel bagno bianco come se fosse fatto di luce io ero morta. Il cocktail di vodka e sonniferi mi aveva avvolta quasi completamente in un gelo senza fine.
Credo che abbia urlato qualcosa, che abbia chiamato il mio nome, che abbia chiesto aiuto, credo di aver vomitato l'anima, di aver pianto... i ricordi sono sconnessi, manca sempre qualche tassello per completare il puzzle che la mia mente non sa come terminare.
Quando mi rendo conto di essere viva i polsi bruciano mentre Andres li medica con la fretta decisa e priva di dolcezza di chi sa che non c'è tempo da perdere.

Dimmi tutti i pianeti del sistema Polaris.

Tenta di tenermi sveglia, di tener sveglia chi vuole solo scivolare nel torpore avvolgente della morte. Quando riacquisto la lucidità necessaria, Andres sta buttando via medicine e caramelle, qualsiasi cosa gli capiti tra le mani, qualsiasi cosa possa risultare pericolosa.
Discute con Owen, Owen ancora sporco di sangue, trafelato, appena uscito dall'ospedale. Owen che non vuole andare via.

Io sto cercando di salvarle la vita. Non solo stanotte. Sto cercando di salvargliela anche domani. La prossima settimana.

Nel giro di poche ore, 60mq di appartamento prendono vita. Owen non dorme mai - con la paura di non trovarmi più al suo risveglio - Andres centellina farmaci.

Me cuesta abrir los ojos y lo hago poco a poco no sea que aún te encuentre cerca

E poi arrivano Jordan e Nicole. La prima con i capelli arruffati, sulle sue labbra un bacio che sa di buono, di cioccolata, di mare, di aria fresca, non più di droga, non questa volta - Sei un'idiota! - lo dice con una forza tale da costringermi a perdonarla nello stesso istante in cui pronuncia quelle parole, quando le sue labbra trovano le mie.
Nicole con quel suo abbraccio talmente dolce che solo un randagio può dare e solamente chi conosce il valore dell'assenza può apprezzare veramente. Le faccio posto sul mio letto, abbasso il mio muro di difesa e decido di accettarla nella mia vita senza combatterle, senza oppormi.
La mia mente sfinita non riesce a cacciare via nemmeno gli otto cani con cui Owen irrompe in casa, una casa troppo piccola anche solo per due persone... figuriamoci se si hanno otto cani. 

Fuori il mondo con i suoi problemi svanisce. La Casa invasa dai giornalisti, Lars che viene portato via, cinquecento morti, due sorrisi rossi nuovi di zecca. Tutte le paure restano fuori dal mio appartamento come se nulla potesse davvero toccarmi, come se qualcuno mi stesse facendo da scudo con la sua protezione.
Il peggio deve ancora venire, ne sono consapevole, eppure non mi interessa.  
Quando credevo di aver perso ogni speranza nel futuro, quando avevo scelto di trovare quella pace tanto sperata, Andres mi parla di branco.


Forse non sono così sola come credevo.


Hay un trozo de luz en esta oscuridad para prestarme calma...el tiempo todo calma




martedì 9 settembre 2014

Killer Queen

Sharon dorme sul mio petto, le mie dita intrecciate ai capelli rossi della head le conciliano il sonno dopo tanta rabbia, dopo tanto odio, dopo tanta passione.
Quando riposa il suo volto assume l'espressione beata di chi ama senza paura di cadere, di mettere un piede in fallo - la invidio - e non posso fare a meno di sorridere all'innocenza così distante dalla macchina da guerra che è durante il giorno.
Io non dormo ormai da tempo, invidio Sharon anche per questo, ogni volta che chiudo gli occhi le gole aperte da parte a parte del prete e dello sceriffo appaiono in tutta la loro crudezza sconcertante, poi c'è la croce, quell'enorme croce contro la pietra della chiesa. Se Dio esiste allora era presente quella sera... se era presente e silenzioso vuol dire che appoggiava la mia scelta, eppure c'era una croce anche nella caverna, questo Dio in cui la gente crede appoggiava anche i sacrifici umani?

Sei solo un mostro piccolo fiore. 

La voce di Will mi vibra nella mente. Quante volte me l'ha ripetuto? Non l'ho mai sentita tanto vera come adesso la sua frase. Meritavano di morire, meritavano di chiudere gli occhi per sempre e di non svegliarsi mai più, ma allora perchè mi sento così? Perchè mi sento come una di loro?

Come ha fatto Mr Schmidt?

Semplice Signorina Kim, due bei sorrisi rossi nuovi di zecca.

Rabbrividisco. Il c-pad vibra, un messaggio.
Quando lo leggo il sangue si gela nelle vene, subito dopo sono libera per qualche istante dalla tragedia. 
Lascio che Sharon si scosti sui cuscini mentre scivolo via dal letto per rivestirmi.

Dove vai?

La mia matrigna è morta, devo andare via.

Mi dispiace.

A me no.

Xinhion è esattamente come la ricordavo ma non ho il tempo di fare un giro turistico, L'obitorio è freddo, triste, silenzioso, sul collo di Sisi Nakamura i segni della corda con la quale si è impiccata, per un momento rivedo Sum. Senza di lei il mio crimine è completamente svanito, nessuno potrà più sapere la verità. La guardia mi osserva preoccupata, il mio sorriso sulle labbra non è esattamente quello che ci si aspetterebbe di trovare sul volto di una persona alla quale è appena morto qualcuno di caro.

Ha lasciato una lettera per lei prima di suicidarsi. 

Apro l'involucro nel quale sono racchiuse le sue ultime parole. Nell'era moderna Sisi Nakamura sembrerebbe essere stata l'unica donna a scrivere ancora con carta e penna.

Comincerei con Cara Daphne ma non ho intenzione di prendere in giro nessuna delle due. Stai leggendo questa lettera e immagino già il tuo sorriso, la tua soddisfazione. So che è tardi Daphne ma ti chiedo scusa per tutte le volte che ho chiuso gli occhi sulla violenza di tuo padre e sul suo odio. Non mi interessava nulla se non il denaro ma da donna a donna avrei dovuto fare qualcosa per te e quel qualcosa l'ho fatto solo quando hai premuto quel grilletto anni fa, non è bastato comunque a farmi perdonare.Ti lascio tutto quello che mi resta, non è poco. Hai diritto alla felicità, non potrai più riavere la tua infanzia indietro ma potrai guardare avanti.
Il nostro segreto muore con me.

Sisi

Per un solo, piccolo istante, provo una sorta di dolcezza nei confronti di quella donna ma poi ricordo ciò che ha fatto e mi fa pena. La sua intera vita vuota e priva d'amore mi fa pena. Si avvicina pericolosamente alla mia.
Quando lascio quel luogo sono decisamente più ricca di quanto non lo sia mai stata e allo stesso tempo svuotata: ho perso Yiji Kim, ho perso Daphne, ho perso me stessa per delle mani piene di sangue che cercheranno di fare qualcosa di buono per redimersi.

I'm a monster.




venerdì 15 agosto 2014

Look at me

Guardami, guarda solo me!

Pasha mi osserva come se fossi un cavallo da corsa sul quale scommettere, una coscia di pollo da spolpare davanti ad un affamato. Immagino abbia guardato le sue schiave esattamente come guarda adesso me. Ognuna delle sue ragazze ha una storia da raccontare, parole che riassumono vite basate su cattiveria, abusi, rabbia, odio, lussuria, vite differenti eppure terminate nello stesso modo.
Gli occhi porcini di quel Buddha dorato indugiano su ogni centimetro della mia pelle senza pudore, senze pietà.

è davvero pura?

Si, e deve rimanere tale.

Quasi vedo la sua mente fare calcoli matematici e riesco a immaginare ogni suo pensiero: una donna simile, vergine, gli frutterebbe una montagna di soldi, un diamante grezzo da modellare come meglio crede, una rosa a cui levare le spine per poi lasciarla appassire con ogni tipo di tortura immaginabile. Se solo riuscisse a domarla...

Daphne guarda me... ci siamo solo noi due qui...

La voce di Yahn mi risuona nella testa mentre Andres parla, mentre contratta sul mio corpo e la mia mente come se non mi appartenessero davvero.  Ma Indaco è una schiava e le schiave non hanno proprietà, le schiave non hanno diritti nemmeno su loro stesse.
Le parole che pronuncia scivolano via sulla mia pelle, piccole lacrime formate da lettere che non riconosco,  quasi non le sentissi; guardo Pasha e mi sorprendo nel rendermi conto che non è lui che sto osservando, non è nel suo palazzo che mi trovo, non qui, nel suo harem proibito dove tutto è lecito e quasi come sono comparsi davanti a me, gli ori e gli arazzi svaniscono e tutto diviene grottescamente ridicolo.

Battetela se dovete ma vorrei che non venisse corrotta moralmente. O fisicamente.

Ogni parola pronunciata da Andres macchiata dalla sua cadenza di Agatha trapassa il mio corpo da parte a parte, avvolta da aghi invisibili che fanno male da levare il respiro. Riescono a strapparmi dalla mente la richiesta disperata di Yahn "Guardami". Ho paura di incrociare i suoi occhi, ho paura che mi stia dicendo addio rinchiudendomi in un harem.
Andres, Andres che conta le pillole, Andres che suona distrattamente una chitarra scordata, Andres che mi chiede di ballare, Andres che mi considera volgare, Andres che mi sta vendendo...Andres che non mi venderà, non lo farà seppure la mia mente continui a dirmi di non fidarmi, di scappare, di non cedere e non credere ancora una volta a chi fa promesse.

Una donna barbuta mi porta via allontanandomi da lui, attraverso sale d'oro e volti di mostri strappati a un' esistenza sicuramente meno miserabile di questa. La matrona mi rende più desiderabile di quanto non sia mai stata e poi, dopo avermi avvolta in un sudario fatto di profumo e desiderio, cominciano gli ordini...
Pasha mi guarda danzare poi mi fa stendere su di un tavolo, il suo cibo viene messo su di me così che lui e i suoi ospiti possano mangiare toccando ogni centimetro del mio corpo. Ma non sono nata per essere comandata, non sono nata per essere una schiava e subire, devo costringermi a ricordarlo ad ogni errore, ad ogni vergata di bambù, ad ogni bagno gelido o bollente che sia. Io qui sono solo carne.
Al termine della notte quando finalmente riesco a stendermi per raccogliere i cocci della mia anima umiliata ho la certezza che Pasha morirà come morirà Loffat: Adesso, domani, tra un mese, un anno o due... non importa quando ma morirà.

Daphne guardami... finirà presto... fidati di me.

La promessa di Yahn viene sigillata con un bacio dolce ma macchiato da un retrogusto amaro. Abbiamo vinto ma a che prezzo?
Faccio come mi viene chiesto, lo guardo, guardo solo lui per una notte intera, il suo corpo fa da scudo al mio, il suo volto mi nasconde mentre gli occhi porcini di Pasha si tramutano in quelli di Loffat, le sete e l'oro di Duankou diventano arazzi sbiaditi e pieni di polvere di una villa su Bullfinch, l'unica ancora sfacciatamente ricca al centro di un pianeta distrutto dalla guerra.
Abbiamo salvato un pianeta ma abbiamo perso noi stessi... sto salvando delle schiave e continuo ad allontanarmi sempre di più dal mio stesso riflesso.

Perchè l'hai fatto Yahn?

Perché se c'è una crisi tu non ti blocchi, tu vai avanti, e fai andare avanti anche tutti noi. Perché hai visto di peggio, al peggio sei sopravvissuta e sai che anche noi sopravviveremo. Dici di essere cupa e torbida ma non è un difetto, è una forza. Una forza che fa di te quello che sei. Sopravviverai anche adesso e vincerai.

Sopravviverò ma a che prezzo?
Quale sarà la mia pena? Rivedo la delusione di Jordan e la sua rabbia mentre la sua anima veniva venduta su di un pezzo di carta come se non valesse nulla. Il dolore è il suo destino, il peso schiacciante di non essere abbastanza quando per qualcuno lei è molto di più ma è troppo occupata a pensare a chi impone ordini per dare importanza a chi non ne da. 
Rivedo Sharon e la sua furia, i suoi calci contro il divanetto e la sua richiesta di un perdono che io non so dare, vorrei, ma non so nemmeno da dove si comincia a dimenticare. Droga, assenzio, potere, amore... un cocktail mortale se messo nelle mani della persona sbagliata.
Lars, che cerca la fiducia di chi lo porterà solo alla distruzione, Yahn che ha stravolto se stesso pur di non uccidere qualcun altro, Andres e le sue lacrime, lacrime di chi ha amato e ha perduto ma che continua a sperare ed Eddie che non vede ciò che dovrebbe e che accetta passivamente un dolore non suo.
Jordan, Sharon, Lars, Yahn, Andres, Eddie... ognuno di loro ha vinto la propria battaglia con il destino ma ha perso se stesso.
Quante volte ci si può spezzare prima di non riuscire più a rimettere insieme i cocci?





mercoledì 30 luglio 2014

Absinthe

La zolletta di zucchero si scioglie ricadendo nell'assenzio, quel verde brillante si schiarisce appena diventando più torbido nel giro di un battito di ciglia. Avevo voglia di bere nonostante abbia promesso ad Andres, giorni fa, che avrei evitato di farlo per un po. Sono entrata in una spirale discendente, lui vede una speranza che io non riesco a trovare, ma credo di stare migliorando, ho dormito questa notte, senza sonniferi, senza pianti, senza incubi.

Non ti comprerei, ti inviterei a cena.

Ho dimenticato quali braccia mi hanno stretta in quel letto troppo grande per me, forse erano di donna, di Head, ma i suoi capelli non erano rossi come il fuoco, erano castani forse, ricci mi sembra. Inquadrando quel volto però, non vi ho trovato una donna, ho creduto fosse quello del mio Comandante, del mio Raggio di Sole, ma erano occhi più chiari quelli che mi fissavano, i capelli forse non erano davvero scuri, non erano davvero castani...

Ti hanno mai detto che non si beve in solitudine Piccolo Fiore?

Quel soprannome, quella voce... sulle mie labbra si dipinge un sorriso sarcastico che non posso fare a meno di mostrare seppure lui sia alle mie spalle, seppure lui non possa vederlo.

Aspettavo te. Sei sempre stato bravo a farti aspettare.

Eppure tu sei ancora qui.

Quando mi volto finalmente un paio di occhi a mandorla che tradiscono una provenienza orientale ma di un verde smeraldo mi fissano, le labbra sottili sono una fessura cattiva dalla quale si intravedono dei denti candidi. La sua pelle, un tempo come la mia, adesso è abbronzata, scottata dal sole e dal lavoro, i capelli sempre neri come la notte traditi solo da un sottile filo argenteo.
Will è a un passo da me, è tornato e con lui è tornata la sua rabbia, il suo odio verso ciò che rappresento, il suo amore asfissiante. Non ho bisogno di analizzare le sue emozioni, sono le stesse che albergano nella mia mente.

Sei andata via da me.

Francamente Will, del nostro ultimo incontro ricordo solo un rapimento e dei lividi.

Io ricordo un letto vuoto e la tua assenza.

Nelle mie mani un bicchiere di assenzio, in quelle di Will un pugnale, riconosco l'impugnatura, una pantera dagli occhi di smeraldo che brillano nel buio, un mio regalo di quando due corpi erano una sola mente, ma a giudicare dalla sua presenza forse lo sono ancora.

Sei venuto qui per riempire di nuovo quel letto o renderlo orfano della propria padrona per sempre?

La mia voce risulta più cinica di quanto vorrei, non ho paura, Will sa sempre cosa voglio, lo sa anche adesso e il pugnale è l'ennesima dimostrazione che non abbiamo bisogno di parole.
La velocità con la quale mi si avvicina mi lascia senza fiato, azzera le distanze permeando il suo corpo al mio. La sua mano libera prende il mio mento costringendomi ad alzare il volto verso di lui.

Mi sei mancata Piccolo Fiore, mi sei mancata da morire... e mi mancherai sempre. Ma non posso fare altrimenti.

Solo ora mi rendo conto che Will sta piangendo, che le lacrime rigano il volto del mio amato aguzzino. Le sue labbra sulle mie sanno di sale, di tristezza, di promesse, di amore, di passione, di dolore... lo stesso dolore che provo nel momento in cui il pugnale entra nel mio ventre senza che io abbia il tempo per accorgermene.

Posso fare una cosa probabilmente sbagliata?

Mi sveglio di soprassalto, cerco nel buio della notte una traccia, qualsiasi traccia di Will, ma lui non c'è. 
No, non erano braccia di donna, non erano braccia forti quelle che mi stringevano questa notte eppure nonostante non lo fossero mi hanno protetta da me stessa e dai miei incubi.



giovedì 17 luglio 2014

Bang Bang

Come si è sentito tuo padre quando gli hai puntato una pistola contro?

Non lo so Will.

Non lo sapevo... adesso credo di poterti dare una risposta. Era sorpreso, arrabbiato, spaventato, sconvolto, probabilmente avrà detto addio ai suoi demoni, avrà perdonato il male che gli ho fatto, avrà sperato di trovare il paradiso dove mia madre lo attendeva...ma non credo ci sia un paradiso per quelli come noi, sai Will? Noi siamo cattivi, fondamentalmente cattivi... quello che meritiamo non è quello che abbiamo perchè noi abbiamo sempre di più, molto di più: mio padre aveva soldi, tu hai la tua ciurma, io ho la fama.
Le persone buone cosa hanno? Ci ho pensato a lungo Will... le persone buone hanno la felicità.

Nemmeno Yahn ha mantenuto la sua promessa. Anche lui è andato via.
La sua espressione era sorpresa, spaventata quando la rivoltella si è poggiata contro il suo petto, non si aspettava una reazione simile alla sua tristezza, non si aspettava che puntassi quella pistola proprio dritta al suo cuore senza un minimo di pietà, non si aspettava che quella pronta a farla finita fossi io.

Ho una soluzione al tuo dolore, o meglio...ne ho tre, e sono le stesse possibilità che ho io.

Che soluzioni?

Puoi correre da lei e supplicarla di perdonarti, puoi tornare il bastardo che ho conosciuto o puoi farla finita.

Qualche attimo di titubanza, per un momento ho la certezza di essere sul punto di sparare, ho la certezza di fermare il cuore di Yahn senza dargli il tempo di dire una parola, ma poi mi sorprende.

Scelgo la seconda.

Dolcemente, come con una carezza, scosta la canna fredda che preme contro di lui per girare la mia mano, adesso è contro la mia pelle che si poggia, contro il mio cuore. Yahn tiene la mia mano ferma, le mie dita contro la rivoltella che minaccia di uccidermi per il mio stesso desiderio.

Stessa domanda Daphne. Cosa farai tu?

Ed è stato qui che ho pensato a papà, Will, a ciò che ha provato quando sua figlia era sul punto di porre fine alla sua vita, quella stessa figlia che adesso è indecisa tra vivere o morire. Yahn sembrerebbe serio, i suoi occhi trasmettono però un attimo di inquietudine, sa che il mio dito indugia troppo su quel grilletto.
Nella mia mente ripenso al conto alla rovescia che feci per mio padre: 3...2...1


My baby shot me down.



domenica 6 luglio 2014

Lethargy

Stai tranquilla Didi... con queste pillole passerà tutto e riuscirai a riposare un po... prendine una e stenditi, hai bisogno di dormire.

Quando Eddie mi ha trovata sul pavimento del suo covo credevo di essere sul punto di morire, vedevo solo il sangue che macchiava qualsiasi cosa ma non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Eddie invece l'aveva già compreso. è strano come a volte si pensi di non riuscire a sopravvivere a qualcosa di troppo grande per potervisi opporre, l'ho pensato anche io, eppure sono viva, Leyla no.
Ho passato giorni rinchiusa in uno stato di totale apatia, nell'ovattato dormiveglia dato dai medicinali, c'è stato un momento in cui ho sperato di non svegliarmi, un altro in cui ho creduto di rivedere Rowan, e Yahn, e Lars... e papà, ancora con i suoi occhi porcini sconvolti dal vino e dalla paura, quella paura di chi sa di essere sul punto di morire per mano della propria bambina.

Te lo sei meritato Daphne, sei una delusione.

Per una volta papà hai ragione.

Quando mi risveglio riesco a mettermi seduta, la testa mi fa malissimo ma il dolore al ventre si è placato, credo che Eddie mi abbia dato qualcosa di forte per farmi stare bene ma il problema è quello che c'è nella mia mente e nel mio cuore. Non ho la forza di stare in piedi, un'altra pillola e di nuovo il buio.
Avverto una mano che stringe la mia e nell'oscurità la voce di Will si fa strada nella mia mente, lo rivedo come quando entrambi avevamo diciotto anni, bellissimo con i suoi capelli scuri e la faccia da schiaffi, quegli occhi per i quali avrei ucciso per potermici perdere un solo istante.

Dai piccolo fiore, vieni con me... perchè vuoi restare qui? Io posso salvarti.

Will mi tende l'altra mano ed io l'afferro, perchè non dovrei farlo? Lui potrebbe portarmi via da qui, dal mio mondo, dal mio inferno.
Ma nel momento in cui lo tocco si dissolve tra le mie dita per lasciare spazio ad un pianto spaventato di un bambino, e proprio in quel momento mi sveglio.
I sonniferi sono spariti e con essi la dose per il dolore si è dimezzata, dei cioccolatini sono poggiati sul comodino ma non li tocco. 
Mi alzo lentamente e scopro che le mie gambe riescono ancora a reggermi, sembra assurdo ma non ne ero certa. Muovo qualche passo debole per uscire da quella camera, mi guardo intorno, non c'è più traccia dello scempio che ho lasciato giorni prima, il mio sguardo incrocia uno specchio, osservo la sagoma dalla pelle diafana e dagli occhi cerchiati che mi osserva dall'altro lato, allungo una mano per toccarla quando una voce mi distrae.

Buongiorno Didi, finalmente ti sei svegliata.

Osservo Eddie con lo sguardo di una belva ferita che ha paura anche solo di essere avvicinata. Lui lo capisce, alza le mani in segno di resa, "non voglio farti male" mi dice il suo corpo e solo quando risalgo con gli occhi sul suo volto me ne rendo conto. Come Will nel mio sogno, anche lui mi porge la mano con attenzione infinita come se potessi mordere, fuggire o sgretolarmi davanti a lui e io l'afferro nemmeno fosse la mia ancora di salvezza.

Didi starai bene, devi essere più forte di quanto non lo sia mai stata.

Me lo promette come se ne fosse certo e mi aggrappo a quelle parole assurdamente rassicuranti.
Non c'è nulla da salvare.
La giornata passa in silenzio, Eddie prova a farmi mangiare qualcosa senza riuscirci davvero, ho ancora lo stomaco a pezzi, giochiamo a scacchi, facciamo due chiacchiere, non riesco a sopportare il suo sguardo, la delusione cocente che devo essere, e quando diventa troppo difficile torno a dormire, sogni popolati da incubi e fantasmi che ormai fanno parte di un passato che non posso cambiare.
Non so quanti giorni siano passati, quanto tempo sia trascorso da quando sono andata in letargo, ma una mattina riesco ad alzarmi dal letto, le medicine sono diminuite notevolmente e Eddie non è poi così pallido come me lo ricordavo, forse le mie condizioni sono migliori rispetto a tempo fa.
Non vi sono più oggetti appuntiti in casa, nessun coltello, nessuna forbice.

Ma tu sei felice Daphne?

Sono davanti allo specchio quando quella domanda fatta da Eddie mesi fa mi viene in mente, la cipria da un colore al mio volto, il rossetto scurisce le mie labbra, la linea attorno agli occhi li rende più profondi e tra le mie mani un nastro con cui chiudo la coda che ho fatto, sono tornata Yiji Kim.

Sono felice?

Ripeto tra me e me cercando una risposta che non arriva, sembrerebbe una vuota domanda che non ha un vero significato.

Sono una Yiji.

domenica 29 giugno 2014

War and Peace

Non c'è mai stato nessun tipo di pietà tra di noi, nessuna grazia, nessuna redenzione, nessun desiderio dissimulato. La violenza del mio essere si riflette completamente nel suo corpo che a sua volta me la restituisce con altrettanta implacabile e dolorosa forza.
Come un incendio bruciamo qualunque cosa troviamo davanti al nostro cammino, bruciamo noi stessi senza lasciare che cenere nel nostro passaggio.

Se dovessi andare via ancora una singola, fottuta volta, sarei costretto a legarti al letto e dare fuoco alla casa

Rowan è li a guardarmi bruciare contro quel muro al quale mi ha bloccata con il suo corpo. Lui non lo sa ma sono un regalo per lui, il regalo che Satana gli ha fatto per tenerlo lontano dalla retta via, perchè si sa, ama il modo in cui gli faccio male quasi quanto io amo i suoi baci che si stampano su di me come marchi a fuoco.

Ti odio

Mi piace maledettamente quando mi odi

Le sue mani mi stringono i polsi bloccandoli sulla mia testa, contro la parete che mi sorregge come se ne avessi bisogno e forse è così, le mie gambe tremano e me ne rendo conto solo adesso, così come mi accorgo che sto piangendo mentre mi spoglia da quegli abiti che diventano nulla, solo stracci che cadono a terra come i petali di una rosa ormai secca. 
Cerco di difendermi, di allontanarlo da me e i miei pugni battono contro il suo petto ma ben presto abbandono ogni mia resistenza e cedo al desiderio di levargli quell'uniforme e affondare le mie unghie nella sua schiena, graffiandolo, ferendolo come a volergli far provare parte del dolore che mi ha lasciato in dono assieme ad un cane. Sono come una bestia in gabbia, non posso fuggire via e in un attimo il mio corpo è suo, argilla da modellare sotto le sue mani che mi afferrano per portarmi sul letto,dove non ho una via di fuga. Improvvisamente il mondo non esiste, il dolore non esiste, e lui ed io siamo la stessa cosa.
C'era la rabbia di un addio sospesa tra di noi, c'era il desiderio di ritrovarci sapendo che la perdita per noi era ed è l'unica scelta saggia da fare, ma adesso, dopo quella lotta scomposta, tra quelle lenzuola ho trovato la mia pace.

Come la chiamerai?

Leyla

Notte?

Si, è il mio errore...il mio punto di non ritorno, il buio.

La mano di Rowan mi accarezza il viso mentre me ne sto rannicchiata contro il suo petto, ho sempre amato passare le ore ad ascoltare il battito del suo cuore.

Chiamala Hope.


Goodbye my lover



domenica 15 giugno 2014

I'll wait

Ti ho sempre amata, ti amerò sempre.
Spero che non maltratterai questo cucciolo, ogni volta che abbraccerai lui, sentirai di abbracciare me, ma d'altronde io non andrò via per sempre, ogni volta che mi cercherai, ci sarò.

Rowan


Finalmente sono riuscita a chiudere occhio, credevo che il sonno non mi avrebbe più cercata per un po e invece...
Avverto il calore di due braccia che mi stringono, il battito di un cuore sotto al mio capo, oltre quel petto muscoloso che mi fa sentire al sicuro come se il mondo al di fuori non esistesse e sto bene, per la prima volta da giorni sto bene.
Il profumo del mio Raggio di Sole è familiare, pacifico, sensuale, protettivo e quando apro di nuovo gli occhi per un momento ho la sensazione che sia li a guardarmi, a stringermi, i suoi occhi mi osservano e sulla mia fronte viene depositato un bacio che sa di amore.
Il sonno è svanito di nuovo, quello che sembrerebbe un sogno è diventato un incubo, qui con me non c'è nessuno... Rowan non c'è.
Yahn nemmeno è più qui, sarà in camera sua a dormire adesso, non voglio svegliarlo.


Vuoi che resti con te stanotte?

No Eddie vai...


Vorrei dire ad Eddie di restare, di restare questa notte, di restare domani, di restare ogni notte, di aiutarmi a combattere questo vuoto ma non lo faccio, non posso. E così Eddie va via lasciandomi da sola. Devo abituarmi a questo nuovo stato di cose, devo abituarmi a non avere più il corpo caldo di Rowan accanto a me la notte, a tornare a casa e non trovare lui ad attendermi con le sue favole, i suoi sogni, le sue speranze sul futuro.
Mi ha sorriso quando è andato via, e mi ha baciata come se non ci fosse nient'altro oltre che noi due al mondo.


Ti amo 


Vuoi sposarmi Daphne?

Si...

Tornerò, te lo prometto.



mercoledì 11 giugno 2014

Give me love

Give me love, cos lately I’ve been waking up alone. The pain splatter tear drops on my shirt and I told you I’d let them go and that I find my corner.
Maybe tonight I’ll call you after my blood, turns into alcohol...

No, I just wanna hold you


Give a little time to me. We’ll burn this out, we’ll play hide and seek to turn this around and all I want is the taste that your lips allow.

Give me love like never before cos lately I’ve been craving more. And It’s been a while but I still feel the same...

Maybe I should let you go




sabato 7 giugno 2014

Madness and Chocolate

Come stai, oggi?
Non sei pazza, e non lo sei mai stata. Sei colei che porta armonia in un branco di bestie fameliche.
Distruggi quella clinica, nella realtà o nella tua mente, purché tu la distrugga.
Questi sono i farmaci che meriti: utilizzali per curare i tuoi incubi.

Lars


mercoledì 4 giugno 2014

You will'survive

Sopravviverai.

Sinceramente Abe in questo momento non so nemmeno chi sono.

Sei Daphne Kim, l'unica amica che ho.

Fanculo Abe

Figurarsi se mi odiavi

Ma che diamine ti è saltato in mente?

La Vodka parla per me, una Yiji non risponderebbe mai in questo modo e alla fine l'unico barlume di razionalità rimastomi risponde per me.

Magari potevi ricordartelo prima, no?

Spengo il c-pad, questa notte non voglio sentire nessuno. Raggiungo il letto, la bottiglia ormai vuota è rovesciata per terra come le mie scarpe, i miei vestiti e tutti i vasi che ho incontrato strada facendo. I cocci rassomigliano ai frammenti del mio cuore e della mia mente, distrutti sul pavimento della clinica Bedlam in cui ho lasciato l'anima solo qualche ora fa.

Forse ti piaceva restare qui quando ti ci portavano, forse eri davvero pazza.

Queste parole rimbalzano nella mia mente e nuovamente ho voglia di distruggere qualcosa, ma i vasi sono finiti, la Vodka è terminata e io ho sonno. La stanza gira attorno a me e continua a girare anche quando chiudo gli occhi.
Li riapro e sono in piedi su di una lastra di ghiaccio e il volto di Dragan Momic mi oltrepassa mentre il suo mauler massacra senza pietà 22 corpi, io sono tra quelli. I colpi trapassano il mio ventre, il mio petto, il mio volto e il ghiaccio si rompe sotto di me, l'acqua mi avvolge ma una mano mi afferra prima che sia troppo tardi, mi tira e Sum troneggia su di me con il suo sguardo vitreo e il volto livido.

Sei già morta Daphne Kim. 

La sua voce impastata dal vino martella nella mia mente e un sorriso malefico si affaccia sulle sue labbra morte. Ho il tempo di vedere solo questo prima che le tenebre l'avvolgano sostituendo quel cadavere con un altro morto, con un altro mostro, con un altro ricordo... nelle mani del dottore vedo tre pillole, due rosa e una blu.

Prendile bambina starai meglio.

Ed io le prendo, le ingoio tra le lacrime lasciandole scendere nella mia gola, tutto attorno a me diviene sfocato, pochi istanti e poi più nulla: le pillole hanno fatto il loro effetto. Fino a che davanti a me non compare una bambina dagli occhi verdi e dai capelli neri, mi fissa con attenzione con lo sguardo perso nel vuoto. Allungo la mia mano verso lei che segue il mio movimento facendo lo stesso ma non arrivo a toccarla, qualcosa ci separa, una lastra di vetro sottile mi impedisce di afferrarla. Una porta dietro di lei si apre ed io riconosco la figura che fa capolino al suo interno.

Papà...

Il volto della bambina diventa una maschera di terrore, ma mi accorgo che non si è voltata, non l'ha visto, lei è me, lei è il mio riflesso o meglio, io sono il suo.

No, non lo fare! Non lo fare papà! Lasciala! Va via! Lasciala!

Batto i pugni contro quello specchio, le lacrime che bagnano il mio viso sono sale e sangue e odio e rabbia e frustrazione e dolore. Il vetro si crepa sotto i miei colpi fino a che non esplode in mille pezzi che ricadono attorno a me tramutandosi in pozzanghere di sangue rosso e scuro, oltrepasso quei cocci e non c'è più nulla, ci sono solo io a 7 anni, accovacciata per terra che stringo le mie gambe e singhiozzo. 
Lentamente prendo quella bambina tra le braccia e la cullo dolcemente accarezzandole i capelli come farebbe una mamma con la sua bambina. Vorrei dirle tante cose, vorrei dirle che diventerà una donna potente, che crescerà forte come una roccia e che riuscirà a non fermarsi davanti a nulla, ma non posso farlo, non diventerebbe quella che è ora.

Sopravviverai.

Una realtà, una promessa, e l'unica cosa che riesco a dire. Sopravviverà e dovrà a tutto questo dolore la forza di chi è capace di combattere contro il mondo.


sabato 24 maggio 2014

Harmony

Ed è soprattutto da te che dipende l'armonia interna qui dentro. Stai offendendo te stessa, Daphne, stai sminuendo la tua forza, il tuo carattere, e tutto quello che sei in grado di fare. Tu ed io ci siamo offerti come guide, io posso essere in grado d'organizzare e di controllare che tutto sia in ordine, ma chi porta armonia sei tu, Daphne.

Le parole di Lars mi rimbombano ancora nella mente quando riapro gli occhi e la luce nella mia camera mi sorprende. Quanto ho dormito? 
Cerco di fare chiarezza nella mia mente, come sono arrivata fin qui? Devono essere stati Lars ed Yahn a portarmi nel mio letto ieri notte, immagino di essere crollata ma non riesco a ricordare in quale momento, di cosa stavamo parlando?
Il mal di testa si fa strada nei miei pensieri mentre mi metto seduta tra le coperte di seta che mi scivolano addosso, ed è proprio in quel momento che noto una figura distesa sul pavimento, sobbalzo ma poi la riconosco.


Yahn?

Yahn è li che dorme profondamente sul tappeto facendolo quasi sembrare la cosa più comoda sulla quale si sia mai steso tanto che se ne sta beato, immerso in chissà quali sogni. Scendo piano dal letto e mi ci avvicino, sono ancora stanca, sfiancata dalla nausea, ma il sonno mi ha dato un po di forza.


Yahn svegliati...

Mormoro al suo orecchio dopo essermi accovacciata accanto a lui, con la mancina gli accarezzo una spalla fino a che un respiro un po più profondo non mi lascia intendere che si, si è svegliato.


Sali sul letto.

La luce che entra dalle vetrate rischiara il volto dell'accompagnatore addormentato che è rimasto a vegliare su di me e sulla mia salute per tutta la notte. Rivedo nei suoi occhi grigi baciati dal sole dell'alba la tristezza e la paura che non sono ancora andati via. Yahn si è risvegliato e con lui tutte le sue paure.
Accarezzo il suo viso e scivolo giù fino a raccogliergli la mano, mi alzo e lui mi segue e quando ritorno sul letto lui mi raggiunge.
Apro le mie braccia e Yahn poggia il capo sul mio petto, ha già chiuso gli occhi per addormentarsi di nuovo ed io resto a contemplarlo come se fosse un bambino in quell'abbraccio talmente candido da non lasciare nemmeno un'ombra di malizia.


Ti proteggerò sempre. Vi proteggerò sempre, promesso.

I baci di Rowan, le parole di Lars, l'abbraccio di Eddie, mi rimbalzano nella mente mentre osservo Yahn che scivola nei sogni, l'unico luogo in cui non posso proteggerlo, ma resto vigile ad attendere... e forse il buio non è poi così impenetrabile.


Ci prenderemo cura di te.

E io di voi.