domenica 6 luglio 2014

Lethargy

Stai tranquilla Didi... con queste pillole passerà tutto e riuscirai a riposare un po... prendine una e stenditi, hai bisogno di dormire.

Quando Eddie mi ha trovata sul pavimento del suo covo credevo di essere sul punto di morire, vedevo solo il sangue che macchiava qualsiasi cosa ma non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Eddie invece l'aveva già compreso. è strano come a volte si pensi di non riuscire a sopravvivere a qualcosa di troppo grande per potervisi opporre, l'ho pensato anche io, eppure sono viva, Leyla no.
Ho passato giorni rinchiusa in uno stato di totale apatia, nell'ovattato dormiveglia dato dai medicinali, c'è stato un momento in cui ho sperato di non svegliarmi, un altro in cui ho creduto di rivedere Rowan, e Yahn, e Lars... e papà, ancora con i suoi occhi porcini sconvolti dal vino e dalla paura, quella paura di chi sa di essere sul punto di morire per mano della propria bambina.

Te lo sei meritato Daphne, sei una delusione.

Per una volta papà hai ragione.

Quando mi risveglio riesco a mettermi seduta, la testa mi fa malissimo ma il dolore al ventre si è placato, credo che Eddie mi abbia dato qualcosa di forte per farmi stare bene ma il problema è quello che c'è nella mia mente e nel mio cuore. Non ho la forza di stare in piedi, un'altra pillola e di nuovo il buio.
Avverto una mano che stringe la mia e nell'oscurità la voce di Will si fa strada nella mia mente, lo rivedo come quando entrambi avevamo diciotto anni, bellissimo con i suoi capelli scuri e la faccia da schiaffi, quegli occhi per i quali avrei ucciso per potermici perdere un solo istante.

Dai piccolo fiore, vieni con me... perchè vuoi restare qui? Io posso salvarti.

Will mi tende l'altra mano ed io l'afferro, perchè non dovrei farlo? Lui potrebbe portarmi via da qui, dal mio mondo, dal mio inferno.
Ma nel momento in cui lo tocco si dissolve tra le mie dita per lasciare spazio ad un pianto spaventato di un bambino, e proprio in quel momento mi sveglio.
I sonniferi sono spariti e con essi la dose per il dolore si è dimezzata, dei cioccolatini sono poggiati sul comodino ma non li tocco. 
Mi alzo lentamente e scopro che le mie gambe riescono ancora a reggermi, sembra assurdo ma non ne ero certa. Muovo qualche passo debole per uscire da quella camera, mi guardo intorno, non c'è più traccia dello scempio che ho lasciato giorni prima, il mio sguardo incrocia uno specchio, osservo la sagoma dalla pelle diafana e dagli occhi cerchiati che mi osserva dall'altro lato, allungo una mano per toccarla quando una voce mi distrae.

Buongiorno Didi, finalmente ti sei svegliata.

Osservo Eddie con lo sguardo di una belva ferita che ha paura anche solo di essere avvicinata. Lui lo capisce, alza le mani in segno di resa, "non voglio farti male" mi dice il suo corpo e solo quando risalgo con gli occhi sul suo volto me ne rendo conto. Come Will nel mio sogno, anche lui mi porge la mano con attenzione infinita come se potessi mordere, fuggire o sgretolarmi davanti a lui e io l'afferro nemmeno fosse la mia ancora di salvezza.

Didi starai bene, devi essere più forte di quanto non lo sia mai stata.

Me lo promette come se ne fosse certo e mi aggrappo a quelle parole assurdamente rassicuranti.
Non c'è nulla da salvare.
La giornata passa in silenzio, Eddie prova a farmi mangiare qualcosa senza riuscirci davvero, ho ancora lo stomaco a pezzi, giochiamo a scacchi, facciamo due chiacchiere, non riesco a sopportare il suo sguardo, la delusione cocente che devo essere, e quando diventa troppo difficile torno a dormire, sogni popolati da incubi e fantasmi che ormai fanno parte di un passato che non posso cambiare.
Non so quanti giorni siano passati, quanto tempo sia trascorso da quando sono andata in letargo, ma una mattina riesco ad alzarmi dal letto, le medicine sono diminuite notevolmente e Eddie non è poi così pallido come me lo ricordavo, forse le mie condizioni sono migliori rispetto a tempo fa.
Non vi sono più oggetti appuntiti in casa, nessun coltello, nessuna forbice.

Ma tu sei felice Daphne?

Sono davanti allo specchio quando quella domanda fatta da Eddie mesi fa mi viene in mente, la cipria da un colore al mio volto, il rossetto scurisce le mie labbra, la linea attorno agli occhi li rende più profondi e tra le mie mani un nastro con cui chiudo la coda che ho fatto, sono tornata Yiji Kim.

Sono felice?

Ripeto tra me e me cercando una risposta che non arriva, sembrerebbe una vuota domanda che non ha un vero significato.

Sono una Yiji.

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